Color mundi

Sono a Paro (Bhutan) per assistere allo Tsechu 2019, una delle festività religiose più importanti del Buddismo Tibetano.
Mi ritrovo catapultata in un mondo fuori dal tempo, inizialmente l’obiettivo è quello di documentare l’esibizione di teatro/danza dei monaci che si svolgerà davanti al Tempio, ma dopo pochi minuti sono talmente assorbita, nel vero senso della parola, dalla calca sugli spalti che finirò per dimenticarmi dello spettacolo.
Non è facile muoversi né camminare liberamente, la gente è tanta e tende ad aumentare con il passare delle ore, per lunghi momenti sono bloccata in mezzo ad una folla eccitata e coloratissima in cui a causa del mio abbigliamento scuro non riuscirò mai a mimetizzarmi, non mi resta altro da fare che immergermi in questa colorata umanità.
Accade tutto nella maniera più spontanea, ogni gruppo di persone presso le quali mi fermo mi accoglie come una di loro. La caratteristica degli Tsechu è che non ci sono quelli che noi chiamiamo “punti di ristoro” tutto il necessario per la giornata è portato da casa, io sono piuttosto impreparata e ho con me solo la macchina fotografica, così mi ritrovo a condividere snack e succhi di frutta potendo ricambiare solo con un sorriso.
Non avrò più modo di guardare l’esibizione dei monaci, un muro umano si frappone tra me e le danze, il mio spettacolo inaspettato sarà la gente, farò parte delle loro risate, dei loro momenti di gioco, delle loro arrabbiature, delle loro preghiere e anche dei loro malori; è una tipica giornata dell’autunno Himalayano, si passa in un attimo dalla pioggia al sole battente ed è facile rimanere storditi senza la possibilità di trovare un riparo.
Continuo ad avanzare lentamente tra le famiglie in festa, scattando foto non a tutto quello che vedo ma a tutto quello che vivo, sentendomi parte integrante di questa straordinaria comunità chiamata mondo.
Mi piace immaginare che per le persone che ho conosciuto quel giorno, lo Tsechu 2019 verrà ricordato anche per l’incontro con uno strano personaggio che si aggirava sugli spalti con una macchina fotografica, senza cibo né acqua ma che cercava di interagire con tutti attraverso gesti gentili e sorrisi.
Mettersi in viaggio in fondo vuol dire entrare per assistere ad una rappresentazione teatrale e ritrovarsi a partecipare ad uno spettacolo di vita.


Color mundi

I'm in Paro (Bhutan) to attend Tsechu 2019, one of the most important religious holidays of Tibetan Buddhism.
I find myself catapulted into a timeless world, initially the goal is to document the theater/dance performance of the monks that will take place in front of the Temple, but after a few minutes I am so absorbed, in the true sense of the word, by the crowd in the stands that I'll end up forgetting about the show.
It is not easy to move or walk freely, there are a lot of people and they tend to increase as the hours go by, for long moments I am stuck in the midst of an excited and very colorful crowd in which, due to my dark clothing, I will never be able to blend in, not I have nothing left to do but immerse myself in this colorful humanity.
Everything happens in the most spontaneous way, every group of people where I stop welcomes me as one of them. The characteristic of the Tsechu is that there are no what we call "refreshment points" everything needed for the day is brought from home, I'm quite unprepared and I only have my camera with me, so I find myself sharing snacks and juices of fruit being able to reciprocate only with a smile.
I will no longer have the opportunity to watch the monks' performance, a human wall stands between me and the dances, my unexpected show will be the people, I will be part of their laughter, their moments of play, their anger, their prayers and also of their illnesses; it's a typical Himalayan autumn day, you go from rain to pouring sun in an instant and it's easy to get stunned without the possibility of finding shelter.
I continue to advance slowly among the celebrating families, taking pictures not of everything I see but of everything I experience, feeling an integral part of this extraordinary community called the world.
I like to imagine that for the people I met that day, Tsechu 2019 will also be remembered for the encounter with a strange character who wandered around the stands with a camera, without food or water but who tried to interact with everyone through gestures kind and smiles.
After all, setting out on a journey means entering to attend a theatrical performance and finding yourself participating in a life show.

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