Kumbh Mela

Il Kumbh Mela è un pellegrinaggio che i fedeli di religione Hindu intraprendono ogni tre anni per purificarsi immergendosi nelle acque di un fiume a loro sacro.
E’ il 2019, mi trovo ad Allahabad, la situazione che ho avanti ai miei occhi al campo è indescrivibile, un misto di odori, effluvi, sapori, contatti incredibilmente umani e allo stesso tempo un’atmosfera assolutamente spirituale. Non realizzo immediatamente di trovarmi in mezzo al più grande pellegrinaggio del mondo fintanto che un altoparlante annuncia che hanno dovuto chiudere gli accessi ai ponti per problemi di sicurezza, pertanto fino al giorno dopo non potrà uscire nessuno. Comincia così un viaggio all’interno del viaggio, una complessa esperienza di immersione nelle tradizioni di un popolo che porterò sempre con me.

Le 24 ore successive sono ospite all’interno del campo dei Naga Aghori, dopo essere diventata “loro seguace” grazie all’intervento di un loro adepto, con tanto di badge con fotografia pronto a dimostrarlo semmai mi venisse il dubbio in futuro di averlo solo sognato.
I Naga sono un gruppo di Sadu notevolmente rispettato in India, con tradizioni e rituali millenari molto complessi da capire, decido al momento di non farlo e di lasciarmi trascinare in tutti i sensi dalla loro forza magnetica.

Ancora circondati dall’oscurità della notte li osservo prepararsi per affrontare il percorso che li porterà, insieme ai loro seguaci, a bagnarsi nel fiume sacro. Sono completamente nudi, cosparsi solo di cenere, i loro movimenti sono lenti e accurati, leggo nei loro occhi profondi e un pò allucinati l’importanza del momento. Intorno a me c’è confusione ma è come se fossi avviluppata in un silenzio interiore che mi fa avvertire distanti suoni e colori, sono allo stesso modo dei Sadu sopraffatta dal bianco e nero della cenere.
Successivamente i Naga si muovono in corteo verso il fiume seguiti dalla gente festante. La folla si muove tutta insieme, sono ugualmente folla, mi sento piccola e allo stesso tempo infinita, non so dire come sia arrivata al fiume, solo quando riesco di nuovo ad individuare uno spazio intorno a me ricomincio a respirare, il battito del cuore rallenta e mi accorgo di aver stretto la macchina fotografica così forte da ver lasciato il segno delle unghie nella parte gommosa.

Riprendo in questo momento a percepire i suoni, i colori, i sorrisi della gente, in particolare il passaggio dalla notte all’alba. Tornando indietro verso il campo provo anche io quello che probabilmente provano tutte quelle persone intorno a me, un senso di pace, di quiete, di risalita dal buio verso la luce. Non lo comprendo razionalmente lo sento solo con il cuore e per un pò, durante quel tragitto, sono anche io un pellegrino nel mondo.

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